top of page

Il fallimento. Il Super predatore e l’individuo sociale.

  • Immagine del redattore: Marco Repetto da Roma
    Marco Repetto da Roma
  • 4 apr
  • Tempo di lettura: 6 min

Il fallimento. Il Super predatore e l’individuo sociale.
Il fallimento. Il Super predatore e l’individuo sociale.

 


Non c’è dubbio che ognuno di noi sia tenuto a combattere da solo le proprie battaglie.


La scienza ci definisce SUPERPREDATORI. Tuttavia sempre dalla scienza riceviamo la classificazione di INDIVIDUI SOCIALI. L'identità del predatore e quella dell'individuo sociale nell'essere umano coesistono in una relazione complessa e spesso dialettica, influenzando a vicenda in modi significativi il comportamento. 


L’etica. Come interviene l’etica in questa altalena di stati emotivi?

Possiamo ipotizzare che il linguaggio di comunicazione tra queste due identità possa essere l’etica? Possiamo semplificare e intendere l’etica come il comportamento pratico di un individuo rispetto alla definizione di bene e di male?   


Proviamo a fare una considerazione introducendo a fianco dell’etica l’istinto, inteso come la spinta interna, congenita e immutabile, ad agire e comportarsi in un determinato modo, indipendente dall'intelligenza. 


Congenita:

La teoria del cervello trino di Paul MacLean degli anni '60, fornisce un quadro utile per comprendere l'evoluzione del cervello umano. Secondo questa teoria, il nostro cervello si è evoluto in tre fasi principali: 


1 Cervello rettiliano (o cervello antico) È la parte più antica del cervello, responsabile delle funzioni di base per la sopravvivenza, come l'istinto di autoconservazione, la respirazione, il battito cardiaco e i riflessi.


I comportamenti più automatici e legati alla sopravvivenza sono:

  • Reazioni istintive di "lotta o fuga": Di fronte a una minaccia percepita, si attivano risposte immediate come l'aumento del battito cardiaco, la tensione muscolare, la preparazione all'attacco o alla fuga.

  • Comportamenti territoriali: La difesa del proprio spazio personale o del proprio "territorio" (casa, oggetti, ecc.).

  • Bisogni primari: La ricerca di cibo, acqua, riparo, sonno e la regolazione delle funzioni corporee di base.

  • Comportamenti riproduttivi: Gli istinti sessuali e i comportamenti legati alla procreazione.

  • Comportamenti rituali e abitudinari: Azioni ripetitive e automatiche che forniscono un senso di sicurezza e prevedibilità.

  • Reazioni di base alla sopravvivenza: Ad esempio, ritirare la mano da una superficie calda.

  • Tendenza alla gerarchia: La predisposizione a stabilire e riconoscere dinamiche di dominanza e sottomissione.


2 Cervello limbico (o cervello mammifero). È la parte del cervello responsabile delle emozioni, della memoria e dei comportamenti sociali.

Espressioni dei comportamenti sociali:

  • Esperienza ed espressione delle emozioni: Gioia, tristezza, paura, rabbia, sorpresa, disgusto e le loro sfumature.

  • Attaccamento e legami sociali: La formazione di relazioni affettive, il bisogno di appartenenza e la cura per la prole.

  • Motivazione e ricerca del piacere/evitamento del dolore: La spinta a ottenere ricompense (circuito dopaminico) e a evitare punizioni.

  • Memoria emotiva: Il ricordo di eventi significativi dal punto di vista emotivo.

  • Comportamenti di gioco e socializzazione: Interazioni sociali, cooperazione e competizione.

  • Empatia e riconoscimento delle emozioni altrui: La capacità di comprendere e condividere i sentimenti degli altri.

  • Valutazione emotiva delle situazioni: La rapida attribuzione di significato emotivo agli eventi.


3 Neocorteccia (o cervello razionale). È la parte più recente del cervello, responsabile del pensiero logico, del linguaggio, della pianificazione e della coscienza.

Questa è la sede delle funzioni cognitive superiori:

  • Pensiero logico e razionale: Analisi, ragionamento, problem solving e pianificazione.

  • Linguaggio: Comprensione ed espressione verbale e scritta.

  • Coscienza e autoconsapevolezza: La consapevolezza di sé, dei propri pensieri e delle proprie azioni.

  • Funzioni esecutive: Capacità di pianificare, organizzare, prendere decisioni, inibire comportamenti impulsivi e adattarsi a nuove situazioni.

  • Memoria di lavoro: La capacità di mantenere e manipolare temporaneamente le informazioni.

  • Apprendimento complesso: L'acquisizione di nuove conoscenze e abilità.

  • Creatività e immaginazione: La capacità di generare nuove idee e concetti.

  • Controllo delle emozioni: La capacità di modulare e gestire le risposte emotive (anche se influenzata dal sistema limbico).

  • Percezione sensoriale complessa: L'interpretazione e l'elaborazione delle informazioni provenienti dai sensi.



Immutabile:

La teoria del cervello trino di Paul MacLean, sebbene semplificata e in parte superata dalle neuroscienze moderne, tuttavia non perderei di vista un aspetto evolutivo. Si stima che la parte del cervello “rettiliano” si sia evoluta più di 500 milioni di anni fa prima della comparsa dei dinosauri, l’evoluzione del cervello in  “limbico” si stima che sia avvenuta tra i 300 e i 200 milioni di anni fa, l’era dei dinosauri, la neocorteccia ha iniziato a svilupparsi circa 200 milioni di anni fa per completarsi negli ultimi milioni di anni con l'evoluzione dell'Homo sapiens. Merita una considerazione attenta la misura in cui l'evoluzione psicologica, filosofica e religiosa degli ultimi due millenni possa aver determinato piccole o piccolissime variazioni negli aspetti fisiologici e istintivi, se confrontata con una scala temporale dell'evoluzione nel corso di 500 milioni di anni. Potremmo dire che senza tema di smentita che fisiologicamente il nostro cervello nel tempo che possiamo scandire con la storia è praticamente immutabile.



Indipendente:

Appare molto spesso evidente che forme di intelligenza molto evoluta si infrangono indipendentemente dal loro valore in reazioni istintive e fisiologiche primarie, emotive. Questo rende indipendente l'intelligenza dall’istinto.


Tuttavia è confortante notare che il “superpredatore” prevalentemente lascia spazio all’individuo sociale che dal sociale riceve in dono la sua identità, il suo carattere come sommatoria di esperienze e temperamento. Al sociale siamo legati perché dal contesto sociale siamo accuditi fin dai primi anni di vita, nel contesto sociale contribuiamo  e competiamo e al contesto sociale restituiamo le cure che abbiamo ricevuto.


Siamo individui prevalentemente sociali perché ci confrontiamo e scambiamo risorse e ci avvaliamo di risorse sociali:

  • Tecnologia e strumenti: che non sempre abbiamo costruito da soli, tutt’altro.

  • Intelligenza e pianificazione: in grado di organizzare all’interno di un gruppo strategie complesse e di adattarsi a diversi ambienti 

  • Organizzazione sociale: stabilire gerarchie e rispettarle con cooperazione e la divisione del lavoro all'interno delle società 

  • Impatto sugli ecosistemi: A differenza dei predatori naturali, che tendono a mantenere un equilibrio, l'attività umana spesso porta a un sovrasfruttamento e all'estinzione delle risorse.



Siamo individui prevalentemente sociali. Intorno ad un tavolo popolato pullulano i fallimenti personali, familiari, lavorativi, professionali. Come reagire al fallimento? 


Rialzarsi da un fallimento è ancora un dono sociale col quale possiamo confrontare azioni compiute inefficacemente con azioni efficaci, compiute da chi ha ottenuto il successo.

Il processo di cambiamento che segue un fallimento e mira alla ripresa, al miglioramento e alla crescita può essere appunto emulativo o comparativo resta comunque definito come resilienza trasformativa. Questa definizione sottolinea la capacità di un individuo o un'organizzazione sociale di non solo riprendersi da una battuta d'arresto, ma anche di utilizzare l'esperienza del fallimento come catalizzatore per una trasformazione positiva e duratura ed evolvere socialmente.

Ecco alcuni aspetti chiave di questo processo:

  • Apprendimento dal fallimento: Il fallimento non è visto come un punto finale, ma come un'opportunità per acquisire nuove conoscenze e intuizioni. Un'analisi approfondita delle cause del fallimento permette di identificare aree di miglioramento e di sviluppare strategie più efficaci per il futuro.

  • Adattamento e innovazione: La resilienza trasformativa implica la capacità di adattarsi ai cambiamenti e di innovare. Questo può significare modificare i propri obiettivi, adottare nuove tecnologie o sviluppare nuovi modelli di business.

  • Cambiamento di mentalità: Un elemento cruciale è il passaggio da una mentalità di fallimento a una mentalità di crescita. Questo significa abbracciare la convinzione che le capacità possono essere sviluppate attraverso l'impegno e l'apprendimento.

  • Costruzione di resilienza: Il superamento del fallimento rafforza la resilienza, ovvero la capacità di affrontare e superare le difficoltà future. Questo può portare a una maggiore fiducia in se stessi e a una maggiore capacità di gestire il rischio.

Nonostante la componente costruttiva e didattica del fallimento, non è raro assistere proprio a seguito del fallimento a reazioni di attacco dirette a reagire alla componente di dolore che il fallimento inizialmente scatena. Ancora il nostro cervello rettile ancora il nostro istinto predatorio ancora l’immutabilità della fisiologia del nostro computer di bordo privo di un linguaggio di comunicazione con la componente sociale di noi, privo dell’etica,  genera comportamenti asociali, inefficaci, nocivi.

L’etica della scelta tra bene e male, coerente alla nostra scala valoriale, coerente alla relazioni sociali di ispirazione, nel momento del dolore, sono un potente timone in grado di governare tra i marosi del fallimento seguendo la rotta del bene sul male.

Se mai un giorno ti sentissi tradito da scelte malevole di un individuo sofferente, ricorda che il cervello rettiliano è indipendente dalla ragione e dalla intelligenza e solo l’etica può tenere la rotta della benevolenza.



 
 
 

Commenti


bottom of page