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L‘ignorante si isola e giudica, il saggio domanda e collabora.

  • Immagine del redattore: Marco Repetto da Roma
    Marco Repetto da Roma
  • 17 apr
  • Tempo di lettura: 9 min

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Certo non comincerò con una famosa citazione di Socrate "colui che sa di non sapere è il più saggio di tutti" perché so che all'ignorante piace essere plaudito, piace fare citazioni, piace cogliere in fallo, vive in un modo semplificato e soprattutto non è totalmente consapevole della propria ignoranza. Tuttavia io personalmente accetto la mia ignoranza, non so rispondere a troppe domande ma soprattutto non so rispondere alla più importante per me: “cosa ignoro che mi impedisce di essere sempre e totalmente felice?” Porci questa domanda ci porta naturalmente ad accettare i nostri limiti e a sentire un'attrazione verso il miglioramento


Proviamo a esplorare questa idea partendo da un assunto, che è anche la tesi di questa riflessione: l’ignorante è colui che “più o meno inconsapevolmente è sfornito delle capacità o delle nozioni richieste …”. CAP


Per chiarezza, l'idea che viene presa per vera (l’assunto appunto) funge da punto di partenza. Questa affermazione che si intende sostenere e dimostrare (la tesi) attraverso paradossi e riflessioni, ha uno scopo, spingere ognuno di noi a sostenerla con le prove e gli esempi del proprio vissuto.


Ognuno di noi è profondamente ignorante e si relaziona con ignoranti nel corso del proprio vissuto. Il vissuto è “la somma” dell’esperienza presente, col vivido ricordo delle esperienze passate e l’immaginazione delle esperienze attese o future; tutto questo grande contenitore esperienziale è il quadrante della bussola, sul cui l’ago metaforico della direzione oscilla e dal quale leggiamo di volta in volta la direzione intrapresa o da intraprendere.


L’ignoranza personale, quella dell’ambiente che possiamo frequentare o di alcune persone, si esprime in una condizione pressoché univoca “quando non siamo disposti, disponibili o propensi al miglioramento siamo nella condizione dell’ignorante” . Essere Disposti al miglioramento indica una volontà o intenzione di fare qualcosa, essere Disponibili si riferisce alla possibilità o alla libertà di fare qualcosa, essere Propensi denota una tendenza, inclinazione o predisposizione naturale a fare qualcosa per migliorare.


Tornando alla definizione iniziale, Il punto rilevante è senza dubbio la consapevolezza mentre viene sottaciuta la propensione e la disposizione a migliorare che l'ignorante non ha, tuttavia “quasi sempre” l’ignorante adduce la scusa dell’in-disponibilità, impossibilità, dell’impedimento a migliorare. 


Se volessimo rappresentare il grafico dell’ignorante, potremmo disegnare un bilico,  tanto più sei propenso a migliorare, tanto meno sei ignorante. (vedi imm. di copertina)


Nella metafora del bilico, che di fatto è esattamente l’opposto della bilancia, il gioco rappresenta la crescita, il sali scendi il confronto, la spinta rappresenta  la contribuzione al intendere e al confronto. Nella metafora del bilico, il movimento è dato dalla “spinta”. L’asse su cui sediamo fluttua noi fluttuiamo con esso e quindi cambiamo e ricambiamo posizione e possiamo essere in un momento saggi e un momento dopo ignoranti. Ancora si tratta di consapevolezza.

Se non si è disposti a lasciare lo spazio all’interlocutore, al dubbio, ad una ipotesi diversa dalla nostra, a quello che riteniamo vero, il gioco è finito. Se NON si è disposti ad ascoltare il contributo altrui,  la nostra crescita verso il miglioramento è impossibile. 

Dialogo

“Il valore assoluto che diamo a ciò che sappiamo, senza confronto è ignoranza.” CAP


La condizione necessaria al dialogo è che il dialogo prevede che chi dialoga pensi diversamente l'uno dall'altro. Dialogo ossia «conversare, discorrere» composto da dià, "attraverso" e logos, "discorso" è un confronto verbale tra due o più persone per esprimere sentimenti diversi e discutere idee non necessariamente contrapposte, tuttavia sicuramente diverse. La condizione unica del dialogo è che sia “regolato” dalla “disposizione”, dalla “tolleranza” ossia alla “sopportazione”, al “sostentamento”, alla “sollevazione” del parere dell'altro. Questo sostegno al parere altrui è ripagato dalla certezza che una diversa opinione dell'altro possa certamente ampliare la mia visione del mondo o quantomeno abbia una potenzialità e una speranza di verità superiore alla  mia, che sia in grado cioè di ampliare le mie risposte. 


Se il dialogo serve semplicemente a prevaricare, dimostrare la mia forza, neutralizzare il confronto ecco questa è la forma più pura di “ignoranza”. 



Il paradosso dell'ignorante in tre semplici punti

La definizione di paradosso: “Proposizione formulata in apparente contraddizione con l'esperienza comune, o con i principi elementari della logica, ma che all'esame critico si dimostra valida” è che “più sappiamo più si manifesta l’enormità del nostro ignorare quindi più risultiamo ignoranti.” 


"Più la conoscenza aumenta, più il nostro non sapere si rivela grande.” questa frase pronunciata da Albert Einstein sostiene il nostro paradosso. 


Tuttavia più sappiamo più aumenta la possibilità di scegliere più aumenta la nostra libertà, maggiore diventa la necessità di confronto e di contribuzione. 


Teniamo presenti 3 indici che misurano il nostro grado di ignoranza, come nel quadro della nostra auto possiamo tenere sott’occhio “l’indicatore” del livello del carburante, il “manometro” della pressione dell’olio e il “termometro” della temperatura dell’acqua del motore, questi 3 indici o punti misurano la nostra “imperizia”.  


Esprimiamo il paradosso in tre indici o punti:

 

  1. L‘ignorante non è consapevole della propria ignoranza. (Benzina in riserva)

  2. L'ignorante vive in un mondo semplificato. (Bassa pressione dell’olio)

  3. L'ignorante ci gode parecchio a cogliere in fallo e tende al giudizio. (Alta temperatura dell’acqua)


Questi tre segnali ci indicano un viaggio, una percorrenza in pericolo.


Quali sono gli antidoti ai tre punti del paradigma dell’ignoranza, cosa ci rende più saggi?


1 L‘ignorante non è consapevole della propria ignoranza, quindi il saggio si confronta.

2 L'ignorante vive in un mondo semplificato, quindi il saggio domanda.

3 L'ignorante ci gode parecchio a cogliere in fallo e tende al giudizio, quindi il saggio accetta e si astiene dal giudizio.


La frase più pronunciata dell'ignorante è:  “... lo so …!”.


Essere rigidi nelle proprie posizioni significa bloccarsi, paralizzarsi, perdere il contatto con la meravigliosa  mutevolezza  dell’universo. Se fluttuando tra saggezza e ignoranza decidessimo di fermare la nostra spinta verso il miglioramento, il confronto, la curiosità, l’accettazione, il nostro peso (più conosciamo più pesiamo) ci spingerebbe nel fondo dell’ignoranza.  


Irrigidirsi implica il rischio di bloccarsi, quindi renderci responsabili e colpevoli, fermare la propria spinta verso il miglioramento, implica isolarsi e inesorabilmente renderci "ignoranti".


Il contrario di "ignorante":

  • Colto: Indica una persona che ha acquisito “e sta continuando ad  acquisire”  una vasta conoscenza attraverso lo studio e l'esperienza.

  • Istruito: Si riferisce a una persona che ha ricevuto un'educazione formale o informale ed è intento ad applicarla.

  • Erudito: Descrive una persona con una conoscenza approfondita in uno o più campi specifici ed è intento ad ampliarla.

  • Sapiente: Indica una persona che possiede una saggezza profonda e una vasta conoscenza che sa condividere.

  • Competente: Si riferisce a una persona che ha le abilità e le conoscenze necessarie per svolgere il compito assegnatole o la professione scelta ed è propenso a coinvolgere.

  • Dotto: Indica una persona di grande cultura e sapere, spesso con un'enfasi sulla conoscenza accademica ed è intento ad applicarla.



Analizziamo un po' meglio i 3 indici o punti che misurano la nostra “imperizia”


  • Punto primo nella maggior parte dei casi l'ignorante non sa di essere ignorante. 


Questo significa che io potrei essere ignorante e non saperlo e anche ciascuno di voi.  C'è un piccolissimo elemento che ci aiuta a minimizzare il rischio e può renderci un po' meno ignoranti esserne consapevoli di ciò che non sappiamo. 


Vi prego di scusare le mie precedenti citazioni di Socrate e Einstein, (alibi: a sostegno della chiarezza), tuttavia una caratteristica degli ignoranti è che si sforzano a dimostrare che sanno molto, quindi citano, enfatizzano, ammiccano, sottolineano ogni perla di sapere che a tutto proposito esprimono per per far vedere in pieno bagliore che hanno “capito tutto”, “che sanno tutto” e che “non sono ignoranti”. 


Al contrario non essere ignoranti vuol dire essere informati sul fatto che dentro di noi stiamo compiendo un percorso di conoscenza e che lo stiamo ancora compiendo, solo questo piccolo o grande percorso è quello che ci distingue dagli altri ignoranti .


  1. Nasce quindi un primo corollario dell’ignoranza (ossia una verità conseguente da un'altra precedentemente dimostrata)

Quando siamo assolutamente certi di una cosa, probabilmente siamo ignoranti. 


La certezza è un ottimo indicatore dell'ignoranza. 


Di recente sono incappato nella descrizione dell’effetto detto di Dunning-Kruger che è una bias cognitivo, una distorsione in cui le persone con poche competenze o conoscenze in un determinato ambito o più ambiti, tendono a sovrastimare le proprie capacità, mentre quelle più esperte, paradossalmente, tendono a sottovalutarsi.In breve chiunque all'inizio, alle prime armi di un nuovo settore, crede di sapere tutto e si sente il migliore di tutti. Poi più va avanti più studia più si rende conto che il sapere anche in quel limitato settore è illimitato e comincia a riconoscere la propria ignoranza. Questa consapevoleza genera effetivamente degli effetti positivi che la cultura popolare definisce “la fortuna del principiante" .



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Quindi quando vedete uno molto sicuro di una cosa con grandi probabilità è un ignorante. Non c’è da confonderlo la spavalderia con operare a proprio agio o in una zona di comfort che al contrario è quanto di più auspicabile. 

  • Secondo punto l'ignorante vive in un mondo semplificato.


Siccome l'ignorante  non riesce a comprendere la complessità della vita, della scienza e delle Arti, per lui le cose sono tutte o bianche o nere. In questa semplicità gli viene estremamente facile avere sempre ragione. 


  1. Eccoci, dunque al secondo corollario dell’ignoranza :

se abbiamo avuto sempre ragione nelle ultime cinque discussioni, probabilmente abbiamo agito da ignoranti


Non abbiamo avuto ragione. In realtà è solo che non ci siamo resi conto di avere una veduta limitata o semplificata. Le persone più stimabili, quelle con una o più di una, delle 8 intelligenze codificate da  Howard Gardner, sono quelle che valuterete le più elastiche, le noterete affermare la propria opinione con forza, ma certamente sono disposte al dialogo, al confronto, ad una nuova interpretazione di un fatto o alla formulazione di un nuovo giudizio, perché sanno che giudicare è sempre difficilissimo, tuttavia senza perdere mai il criterio soggettivo sono in grado di rettificare la propria opinione. Tutti i miei amici, le persone con cui lavoro anche per brevi periodi, tutte le persone che scelgo hanno un carattere che a volte loro stessi disconoscono, “sono aperti al dialogo, all’ascolto attivo, al confronto”

Le 8 intelligenze di  Howard Gardner

Una piccola parentesi, tutti e proprio tutti non dovremmo “arroccarci in posizioni difensive” per paura, per difendere ciò che riteniamo carente, la nostra unicità il nostro talento è spesso sottovalutato e nascosto a noi stessi. Nel suo libro "Frames of Mind" (in italiano, "Formae Mentis"), pubblicato nel 1983, lo psicologo statunitense Howard Gardner ha rivoluzionato il concetto tradizionale di intelligenza, proponendo una teoria delle intelligenze multiple. Invece di considerare l'intelligenza come una singola capacità (logico -matematica) misurabile attraverso test standardizzati, Gardner ha identificato otto diverse forme di intelligenza, o abilità intellettive, che operano in modo indipendente l'una dall'altra.

  • Intelligenza logico/matematica, 

  • verbale/linguistica, 

  • musicale, 

  • corporeo/cinestetica, 

  • spaziale/visiva,

  • interpersonale,

  • INTRAPERSONALE, 

  • naturalistica; 

Ognuno di questi talenti può restare silente, inutilizzato, sprecato, non coltivato per una intera vita, il nostro contesto sociale può involontariamente boicottare, negare, trascurare e indicarci altre strade lontano dal nostro talento,  assegnare “identità” lontane da ciò che riuscirebbe più semplice, è un rischio genitoriale e didattico molto comune, ognuno di noi a qualsiasi età e in qualsiasi condizione ha il dovere di valutare tutte le competenze possibili. 

  • Il terzo punto è molto importante, l'ignorante ci gode parecchio a cogliere in fallo e tende al giudizio personale. 


Chi ne sa più di lui? Lo so ! Quello che ci può capitare e che non riusciamo a capire è che a volte non disponiamo dei mezzi intellettuali per capire e giudichiamo “errori” ciò che non vediamo, semplicemente perchè “fortunatamente” qualcuno sa di più di noi. Tra l'altro, Chi ha un minimo di cultura o è preparato magari in un solo campo, non prova alcun piacere nel correggere gli altri, chi in un solo campo si trova nel vertice del grafico di Dunning-Kruger sa che è complicato e può essere interessante, semplificativo, facilitante ascoltare una diversa opinione ed è plausibile che in tante altre cose è lui a non essere preparato. Tendenzialmente chi sa è impegnato nel suo percorso di crescita. Non gli interessa venire a correggere te, non ha tempo da perdere in questo modo. 


3. Eccoci, dunque al terzo corollario dell’ignoranza :


Quando proviamo la voglia di segnalare gli errori altrui quasi sempre, facciamo parte dell'infinita, di coloro che sono ignoranti 


Non spendiamo tempo nel commentare la sciocchezza di criticare, evidenziare gli errori altrui, quel tempo è prezioso e può essere speso più semplicemente nel continuare a documentarci. 


Il viaggio verso il miglioramento

Questo viaggio attraverso la consapevolezza dell'ignoranza non è un punto di arrivo, ma un invito. Un invito a tutti noi che sentiamo di avere ancora margine, spazio e tempo per evolvere. Se avverti il desiderio di relazioni più autentiche e profonde, se cerchi una pace interiore che nasca dall'accettare ciò che sai e, contemporaneamente, se sai aprirti a ciò che ancora non conosci, sappi che in questa strada incontrerai l’ignoranza di tutti noi in discesa, minimizzata e contrapposta all’ascesa del miglioramento.


Questa spinta interiore verso il miglioramento, verso la scoperta del tuo talento più vero e di ciò che riconosci come valore autentico per te , è la tua bussola più preziosa. L'accettazione non è un segno di mancanza, ma la prova vivente della tua saggezza potenziale che domanda, che cerca, che desidera crescere.


Abbandona questa condanna a non sapere mai abbastanza. Nel movimento di ogni singolo passo fatto con curiosità, apertura al dialogo e disponibilità ad ascoltare, ti avvicini a una comprensione più ricca di te stesso e degli altri, costruendo ponti di opportunità e abbattendo muri di rinunce.


Il tempo per migliorare, per affinare le tue relazioni, per sentirti in armonia con la tua conoscenza attuale e per muoverti con coraggio verso ciò che ti appassiona e ti definisce veramente, è adesso. Il potenziale per una vita più piena e significativa è qui, pronto per essere coltivato. Lascia che la consapevolezza sia la tua guida e la propensione al miglioramento la tua forza motrice. Il meglio deve ancora venire sempre.


 
 
 

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