Effetti fisiologici della felicità.
Essere felici sembra una pretesa aleatoria, un vezzo, una condizione opulente, copiosa, quasi eccessiva, praticamente irraggiungibile e per alcuni versi immeritevole, ma se fosse vitale? Se la felicità garantisse la sopravvivenza? Se La vostra felicità fosse necessaria per la vicinanza ai vostri cari, per il sostegno che la vostra "presenza" gli garantisce?
Tra gli obiettivi delle persone che mi trovo ad intervistare, anche le più “benestanti”, le più agiate, comode, spensierate, tra gli obiettivi che mi riferiscono, che vogliono raggiungere, MAI viene citato: "voglio essere felice". C'è tra gli obiettivi, l’equilibrio o la stabilità “di qualcuno” (e la dice lunga) o di loro stessi (che già è meglio), il lavoro, il denaro, le relazioni, l'eliminazione dei fastidi, la salute, il sostegno ai cari, la ricerca del tempo libero.
La felicità mai viene citata se non alla fine di un lungo elenco di “bisogni e desideri”.
Non vi sembra trascurata la vera natura di ognuno di noi? Non sembra ovvia l'insoddisfazione che consegue? Non sembra giustificato il disagio dilagante a cui assistiamo con una frequenza che non stupisce più, che appare addirittura “normalità”?
L’albero cresce fa foglie fiori e frutti senza troppi conflitti, chi vive con animali sa la gioia naturale continua incondizionata che sanno profondere, noi esseri "ragionanti" siamo in continua “riflessione”. L’insoddisfazione che provoca questa “ri-curvatura su se stessi", questa “flessione” ripetuta, questa "riflessione" non è mai abbastanza palese. Sono invece chiarigli effetti negativi quanto frequenti.
Torniamo all’elenco dei desideri:
Primo: i desideri, i programmi e persino i bisogni necessitano di un piano, di un programma esecutivo per soddisfarli, che spesso se non sempre è mancante o erroneamente stilato.
Secondo: per citare una neuropsichiatra di fama mondiale, Anna Lembke, autrice del libro “L'era della dopamina: Come mantenere l'equilibrio nella società del "tutto e subito":
“In preda al desiderio non c'è spazio per alcuna decisione”.
Se sappiamo che il desiderio è un sentimento intenso rivolto al possesso, al controllo, all'appagamento di un bisogno fisico o mentale, dobbiamo anche sapere che in preda al desiderio tu sei passeggero è il desiderio a guidare.
Se poi chiedo: “come vuoi soddisfare quello che desideri?” Li iniziano i “problemi”, quelli "veri", quelli che dipendono sempre "dagli altri".
Ma la felicità dipende dagli altri? No.
Oggi come mai nella nostra storia evolutiva emerge una nuova necessità. A volte confusa, mascherata sotto spoglie false, incompresa, oggi si sottovaluta una necessità sicuramente più vitale di predare o essere prede, l’emergenza è palese: prendersi cura di Sé e dei propri sentimenti amorevoli è vitale.
A prevalere tra i commenti dei miei intervistati è ancora l’opinione di sentirsi ed essere "stressati", qualcuno si giustifica persino, si fregia di essere “esausto” consumato dal lavoro, dal dovere, dagli impegni. Essere sofferenti secondo molti è il normale tributo all’impegno, al successo, “se sei sfinito è solo perchè dai tutto per il successo”, ma è incredibile non si sente il dovere al contrario di essere felici, equilibrati, sereni, di sfruttare la massa sommersa della nostra natura, ma questo intento disatteso potrebbe essere "vitale"?
Studi recenti, numerosissimi peraltro, hanno dimostrato come l'ormone dello stress o cortisolo sia causa diretta di pesanti disturbi fisiologici.
Agendo con persistenza il cortisolo altera:
La regolazione della pressione sanguigna
Metabolismo del glucosio
Funzione immunitaria
Risposta infiammatoria
Rilascio di insulina
Gli effetti di quello che il nostro corpo / mente legge come alterazioni e “stress” per la presenza persistenze in dosi alterate del cortisolo sono:
Ansia
Depressione:
Dolori localizzati, testa, schiena, addome …
Malattie cardiache
Problemi con la memoria e la concentrazione
Problemi di digestione
Disturbi del sonno
Aumento di peso
Alterazione del ciclo mestruale e della fertilità
Abbassamento delle difese immunitarie
Come agire per cambiare le cause e gli effetti dell'eccesso di cortisolo?
L'antidoto allo stress è ancora dato dal cambiamento, dalla sostituzione di abitudini inefficaci con altre nuove, finalizzate al risultato desiderato, alla felicità.
Puntare alla felicità garantisce il conseguimento almeno dello stadio intermedio: la quiete, la serenità e udite udite della massima efficienza.
Puntare al risultato pieno, quando la motivazione ed “il perché” è consistente è garanzia di soddisfazione e di raggiungimento.
Devo citare una frase che il mio amico e mentore pronunciava spesso in aula (rivisitata pro animalisti):
" se punti col binocolo alla cima della montagna alla ricerca del volo dell'aquila sei sicuro di non guardarle ingrandite dalle lenti la punta dei piedi; magari scorgi uno stambecco o una cordata di scalatori a metà montagna, potrai non scorgere un’aquila ma sicuramente eviti di inquadrare i tuoi alluci".
Cominciamo ad eliminare un po' di cortisolo.
Anti stress è: fare attività fisica regolare, curare la respirazione, porre lo stato d'animo nella quiete della natura, nelle attività intellettive e creative, (leggere, scrivere, ascoltare musica), socializzare con persone nuove scelte con cura, o persone che vorresti frequentare di più perché positive e nutrienti, prendersi del tempo per ridere e condividere, fare qualcosa per gli altri. Tutto questo è sano e allunga la tua vita rendendola nel corso migliore.
Sfruttiamo gli effetti fisiologici della felicità.
Tutto ciò che mette l'accento sull'essere è salutare, evolutivo, sano; piuttosto avere, quindi possedere, controllare, giudicare, correggere, valutare è tossico.essere è salutare, evolutivo, sano; piuttosto avere, quindi possedere, controllare, giudicare, correggere, valutare è tossico.
Puntare alla felicità è fisiologicamente sano quindi è un dovere e per citare ancora una volta i filosofi del passato “L' unico dovere dell'uomo è rendersi felice” -Denis Diderot-
Mi è capitato spesso di domandare senza successo o senza ricevere una risposta esauriente se non un “non lo so”, “cos'è per te la felicità?” Per questo voglio condividere delle definizioni costruite nel tempo e conservate con cura:
La felicità è la piena ed equilibrata soddisfazione della propria scala valoriale.
La felicità è la capacità di mantenere attivo il desiderio (ricerca) senza il bisogno (mancanza) di soddisfarlo.
La felicità è moto, non è dove sei arrivato, la felicità è lungo la strada per ciò che desideri, lungo la strada di cui non hai certezza, avere un progetto ci fa star bene, lavorarci su ci rende felici.
La cosa più importante è avere una prospettiva, noi siamo felici mentre raggiungiamo il nostro obiettivo più di quando abbiamo avuto il "successo".
Voglio concludere con Tre requisiti per la felicità:
non odiare,
non confrontare,
non preoccuparti.
Abbiamo scoperto che fa male alla salute e che il tempo è troppo prezioso per:
perderti nel dolore;
per guardare imitando gli altri invece di amare la tua unicità;
infine, invece di preoccuparti di cosa è successo e cosa succederà, lavora nella creatività per rendere questo giorno il giorno migliore possibile, concentrarti ad ottenere la migliore versione di te ora.
Essere felici è vitale, dipende solo da te ed è realizzabile.
Avrai sentito parlare di corsi di sopravvivenza, io li ho sempre trovati divertenti quanto poco complementari alla necessità contemporanea, non sento mai parlare di “un corso di felicità” sarebbe l’ora di colmare la lacuna, guarda un bambino negli occhi e se non basta cerca intorno a te, scopri chi sa essere felice, sono i migliori corsi che la vita ti mette a disposizione, sono gratis, c’è solo la “frequenza obbligatoria”, concentrati sulla tua felicità e se puoi rendi questo percorso più leggero e più semplice possibile .
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